spiritolibero ha scritto: lun 17 apr 2017, 21:56
Credo che venga dato pure troppo spazio a questi sedicenti "scienziati" e "santoni", ma non è un problema solo dell'atletica.
Se avesse efficacia quel metodo, dal mio punto di vista, sarebbe da considerarsi doping, perché altera artificialmente la prestazione. La competizione sarebbe a quel punto tra chi ha gli occhiali tecnologicamente migliori e non tra gli atleti.
Il problema in questo caso non si pone perché è totalmente privo di scientificità l'assunto che il visualizzare immagini di un certo tipo rende significativamente inferiore il grado di fatica percepito. Insomma se ha un effetto positivo lo ha per un percentuale dello 0,.. per cento.
E anche quando si riuscisse a "ingannare" il cervello, questo potrebbe essere molto pericoloso per l'atleta, dal momento che i meccanismi di autoprotezione dell'organismo non riescono ad entrare in funzione.
Sull'iper-velocità come intesa nell'atletica è qualcosa di altrettanto deleterio.
Spingendo l'atleta ad andare oltre la sua velocità massima con mezzi artificiali, questi grandi scienziati non considerano che modificano anche la normale postura di corsa, con aumento esponenziale del rischio di infortuni.
Senza mettermi a cercare, penso che Lucaliffo lo abbia già spiegato in passato e in ogni dove.
Diverso è il caso del tennis, dove, più correttamente, la velocità massima di esecuzione viene sviluppata con metodi di resistenza passiva, come avete visto sopra, con mezzi di allenamento adeguati e, questi sì, scientifici.
Ed i risultati in questo sport si vedono, dal momento che anche un giocatore di seconda categoria bene allenato riesce, ad esempio, a tirare una prima di servizio a circa 180khm in maniera costante per tutta la partita. Anche qualche buon terza ci riesce. Cosa che fino a una ventina di anni fa sarebbe stato impensabile. E non sto parlando di professionisti.
Però @spirito, permettimi questa critica.
Dunque, io credo che sia necessario utilizzare uno approccio scientifico e questo significa non scartare a priori nessuna ipotesi, nemmeno quelle più fantasiose.
Ad esempio, il tagadà (la pista gravitazionale di poco sopra può sembrare un'invenzione strampalata (e forse lo è, per me lo è) però non è giusto scartarla solo perchè strana, bisogna portare delle motivazioni.
Tu che motivazioni hai per definire "deleteria" l'iper-velocita?
Si è parlato più volte del fatto che cercando di correre forte ci si scontra anche con limiti meccanici (
http://ilcorsarotraining.blogspot.it/20 ... serva.html) e di come sia utile anche per un fondista avere una "riserva meccanica"
Ma ora, se questa riserva è importante per un fondista, perchè non dovrebbe esserlo a maggior ragione per un velocista?
Solo che per il fondista è relativamente facile allenare questo aspetto. Per il velocista invece è più difficile senza aiuti esterni, ossia un traino